venerdì, maggio 07, 2010

L'accoglienza e l'amore

Oggi, più in generale in questo periodo.
Mi va di raccontarvi una storia.
Parla di camminare insieme, di scegliersi.
Di non farsi troppe domande.
Oggi, dopo l'ennesimo uomo che non gioca con me, che prima tira la palla e io rispondo lanciandola perché il gioco cominci e invece la palla cade a terra.
Ecco, oggi mi va di raccontarvi una storia.
Una storia che parla di me, della mia famiglia, di come sono stata educata all'accoglienza e all'amore.

Rico non era mio zio.
In un mondo disabituato alla generosità e all'accoglienza tocca dare un legame chiaro alle persone. Rassicurante e definito.

Venne in cerca di fortuna nel "ricco" nord più di cinquant'anni fa.
Era un ragazzino, uno di quelli che la fame l'aveva patita davvero.
Bussò alla porta dei miei nonni, dove un papà bambino aprì, lo guardò come il fratello che non ebbe mai e gli sorrise.
Era un cuore semplice che non aveva avuto molto dalla vita fino a quel momento: sacco in spalla e via, fino a quella porta.
Quella porta si aprì non solo verso il futuro, ma anche verso una nuova famiglia, una casa.
Una famiglia che non sa abbracciare con le braccia e che non ha mai fatto dell'accoglienza carità.

Non si possono raccontare cinquant'anni in poche righe.
Come quando, dopo un terribile incidente, al risveglio in ospedale non ricordava più il suo dialetto di origine. Ma parlava perfettamente il piemontese, e non smise mai di parlarlo, lui, con quella faccia scura e buona che parlava del sole caldo della Calabria.
O come quando, di nascosto da mamma, mi regalava le Kinder Fiesta..che al tempo erano praticamente inzuppate di liquore...e io avrò avuto 5 anni!
O della faccia dispiaciuta che faceva ogni volta che io e le mie sorelle litigavamo, un po' più dispiaciuta man mano che questi litigi capitavano da grandi.

Del suo essere sempre un passo dietro mio padre, benevolo con i suoi capricci da piccolo re di una casa di donne.

Testardo senza pari, senza mezze misure, anche quando esserlo costava più a lui che a ogni altro.

Lui che in questa famiglia ci capitò per esigenza, si fermò perché altro non voleva.
Non si fece mai una famiglia sua...Ma siete voi la mia famiglia! Mi disse una volta che, piccola e curiosa, gli chiesi perché non si era sposato.

No, non era mio zio.
Ma non avremmo potuto amarlo di più.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

mi sono commossa.
ti abbraccio.
valescrive

Unknown ha detto...

Un pensiero e un saluto, mi dispsice tanto.

Luca

Mblue ha detto...

Vale, le cose vere, belle o brutte, sono sempre commoventi (ed è bello vedere che qualcuno le vede proprio così)
Luca, grazie...anche a me dispiace immensamente.

Anonimo ha detto...

Che bel racconto di vita...Mi spiace per tuo zio.
Un abbraccio